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L’EMoT è il primo museo diffuso dedicato agli Alberi. E’ pensato come uno spazio aperto di dialogo tra elementi di natura arte scienza. Progettato e curato dalla no profit Blue Cheese Project APS, attiva da oltre 20 anni nella produzione di progetti di arte pubblica e partecipativa è sviluppato grazie al Ministero dei Beni Culturali finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR Transizione Digitale Organismi Culturali e Creativi -con il patrocinio del Comune di Roma -Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti. L’EMoT, European Museum of Trees, nasce con l’ambizione di una progettualità che da Roma punta a farsi transnazionale. Gratuito e accessibile, attraverso la tecnologia l’EMoT germoglia in racconti della città orientati da una prospettiva arborea. Attraverso i contributi di Botanici, Storiche dell’Arte, Astrofisiche, Artisti, Giornaliste, Filosofi, Antropologi e comunità ci arricchiamo di una idea di sostenibile futuro.

Se da un lato L’EMoT attraverso il suoi itinerari offre a tutti la possibilità di scoprire in modo nuovo, fare esperienze condivise ed emozionanti; comprendere come la presenza delle essenze arboree nel contesto urbano è centrale per il benessere dell’individuo e i territori. Dall’altro vuole essere fonte di ispirazione per tutte quelle progettualità che superando le tassonomie vorranno sovrapporsi e sperimentare verso ciò che ancora non c’è.

“Ma ha senso parlare di museo in riferimento agli Alberi? Questa domanda ci viene sollevata spesso – spiegano gli ideatori e curatori del Museo Lara De Angelis e Pierpaolo Fabrizio. La nostra risposta è che non si tratta di “musealizzare” gli alberi ma di “alberizzare” il museo; intendendo con questo il processo di creazione di un luogo che sia aperto, inclusivo, connesso, ramificato, sostenibile, mutevole e che permetta pratiche di attraversamento. Ecco quindi che il Museo degli Alberi apre le sue porte immaginarie tracciando un percorso che è strutturato ma libero, dove inaspettatamente ci si può incontrare davanti all’Avocado di Piazza Sant’Egidio ad ammirare la sua sua capacità di inventare soluzioni d’esistenza che non sappiamo decifrare, soluzioni che ci meravigliano per il loro legame con qualcosa che ci manca.  Questi Alberi sono i nuovi obelischi che ci guidano in città, custodi di storie da raccontare e altre da scrivere”.